Il Pastificio Cerere, nel quartiere di San Lorenzo a Roma, un tempo ospitava una fabbrica di pasta. A partire dagli anni Settanta, la fabbrica ormai dismessa, è stata spontaneamente ripopolata da artisti del cosiddetto “Gruppo di San Lorenzo”: Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Marco Tirelli. Da allora il Pastificio Cerere è il centro culturale del quartiere e oggi gli spazi dell’ex stabilimento industriale ospitano studi d’artista, la Fondazione Pastificio Cerere, una scuola di fotografia e l’accademia di arti visive RUFA – Rome University of Fine Arts.
Ospiti dalla RUFA, che al Pastificio è presente con il RUFA Space, siamo stati accolti da Lorenzo Torchia (Responsabile biblioteca RUFA) ed Ernesto Pastore (Responsabile delle relazioni esterne e ufficio stampa RUFA) che ci hanno raccontato delle tante attività dell’Accademia e del RUFA Space, officina dell’immaginario e del sapere, dove gli studenti, gli artisti e i lavoratori della cultura che si riuniscono intorno all’accademia, possono sperimentare, mettersi alla prova e confrontarsi.
Gabriella Sanna (Ex Responsabile Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma) e Maria Carla Mancinelli (Responsabile Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma) hanno presentato le buone pratiche rivolte all’integrazione delle minoranze straniere, portate avanti dal Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma fin dal 1994.
“Biblioteche in lingua” punta a valorizzare e diffondere le lingue più parlate dai migranti, stimolando anche la lettura nei bambini e ragazzi di seconda generazione che desiderano approfondire le lingue dei genitori attraverso l’acquisto di libri bilingue o in lingua originali. Questi libri vengono valorizzati anche con il progetto “L’italiano in biblioteca” rivolti a stranieri di tutte le nazionalità. Altro servizio di lunga data è “Roma multietnica” portale che presenta e promuove le associazioni di stranieri e gli eventi interculturali della Capitale.
Abbiamo conosciuto Carmela Rinaldi e Nicoletta Guglielmucci del collettivo di storici dell’arte e curatori “Sguardo Contemporaneo”che ci hanno parlato dei loro progetti interculturali e di “Campo di-versi“, intervento del poeta e artista di strada Ivan Tresoldi, curato da sguardo contemporaneo e realizzato in occasione della festa dei dieci anni diLiberi Nantes.
Liberi Nantes è un’associazione sportiva dilettantistica che gestisce il campo XXV Aprile, dove da dieci anni promuove e garantisce la libertà di accesso allo sport a rifugiati e richiedenti asilo politico e, attraverso lo sport, coltiva la coesistenza pacifica tra le persone.
Durante il laboratorio precedente alla festa, Ivan Tresoldi ha ascoltato le storie, i pensieri e le emozioni dei ragazzi della squadra “Liberi Nantes” e di altre persone che vivono il quartiere e ha trasformato le parole in versi. Il muro che costeggia l’ingresso del Campo XXV Aprile, adesso è una pagina scritta a più mani, risonante di molteplici pensieri ed emozioni.
Per la Fondazione Pastificio Cerere, Claudia Cavalieri e Emanuela Pigliacelli ci hanno presentato alcune tra le tante attività curate, “Non dirmi che hai paura” ,un progetto interculturale di alternanza scuola-lavoro, e “Made & Told– Il Made in Italy raccontato dai giovani”, che ha coinvolto alcuni ragazzi di liceo nella progettazione con designer, artisti e fotografi che operano al Pastificio Cerere e, successivamente, nella restituzione del lavoro svolto attraverso il digital storytelling e l’allestimento di una mostra .
Nella Fondazione abbiamo visitato la mostra “170 RACCONTI IN BOTTIGLIA”, che racconta attraverso 170 opere in miniatura all’interno di altrettante bottiglie realizzate dagli studenti del Liceo artistico Modigliani di Padova, per raccontare il lungo viaggio di Claudio Magris nel suo taccuino di viaggio “Danubio”.
Gli studenti hanno ripercorso con sorprendente creatività quasi tremila chilometri tra le sorgenti tedesche del fiume fino alla foce nel Mar Nero, riproducendo all’interno di 170 bottiglie altrettante istantanee di vita raccontata da Magris nel suo taccuino di viaggio. Abbiamo concluso la nostra visita alla Fondazione con la visita agli atelier di Marco Tirelli e Pietro Ruffo, con cui abbiamo parlato del progetto interculturale “Non dirmi che hai paura”, cogliendo alcuni aspetti importanti dell’esperienza dal punto di vista dell’artista.