È tornata a trovarci Rosa Anna Di Lella (Antropologa, MiBACT) che avevamo già incontrato al Museo delle Civiltà per parlare del progetto europeo “SWICH – Sharing a World of Inclusion, Creativity and Heritage. Ethnography, Museums of World Culture and New Citizenship in Europe”, che da quattro anni riunisce dieci musei europei per riflettere sul ruolo dei musei di etnografia nelle società multiculturali e per sviluppare attività di accessibilità culturale. Il Museo delle Civiltà di Roma è il capofila del progetto europeo poiché da oltre dieci anni si occupa di programmi educativi che mettono in relazione il patrimonio culturale del museo con le associazioni culturali straniere che operano a Roma. Già con il progetto“READ-ME – Réseau Européen des Associations de Diasporas & Musées Ethnographi”, avviato nel 2007 per iniziativa del Musée Royal de l’Afrique Centrale di Tervuren (Bruxelles) in collaborazione con il Musée du quai Branly di Parigi e l’Etnografiska Museet di Stoccolma, il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” ha intercettato l’esigenza delle comunità della diaspora extraeuropea di riscoprire la propria appartenenza a un patrimonio dimenticato. “READ-ME” ha permesso di costruire un legame tra associazioni della diaspora e i musei etnografici per riconsegnare alle collezioni il proprio valore soggettivo e storico. Il progetto ha dato spazio ai racconti di chi conosce l’uso e il valore primario degli oggetti esposti nel museo perché essi sono parte del proprio patrimonio e della propria memoria culturale. “READ-ME” è stato riproposto nel 2009 e al Museo “L. Pigorini” è stata realizzata la mostra partecipativa “[S]oggetti migranti – dietro le cose le persone“, curata da etnoantropologi insieme a rappresentanti delle associazioni della diaspora africana, cinese, peruviana, marocchina, filippina, messicana. Nelle collezioni del museo sono stati individuati alcuni oggetti e selezionate storie di personaggi (collezionisti, viaggiatori, militari, etc.) che testimoniano la migrazione vissuta dagli oggetti. Le associazioni sono state invitate ad “adottare” alcuni reperti e a proporre l’analisi dei propri “oggetti migranti”, adottando criteri di rappresentatività sia sociale sia individuale. Gli oltre 100 oggetti scelti sono stati esposti in mostra secondo un itinerario che dalla “Terra Madre” procedeva attraverso il “Viaggio” fino alla “Terra di qui”.
Leonardo Guarnieri (Archologo, CoopCulture) è intervenuto per raccontare le sue esperienze durante la realizzazione di alcuni progetti interculturali con CoopCulture Guarnieri ha portato avanti alcuni progetti interculturali, tra questi il progetto ancora in corso nella Valle dei Templi ad Agrigento. Il progetto ha permesso agli studenti di un liceo e a giovani stranieri di scoprire radici culturali comuni a partire dall’osservazione della cultura materiale antica: vasi, lanterne e strumenti della vita quotidiana, simili in tutte le civiltà che un tempo si affacciavano sul Mediterraneo, che (almeno in passato) univa i diversi popoli in un’unica cultura. Nel 2013 in occasione della mostra “Roma Caput Mundi. Una città tra dominio e integrazione“ sono state realizzate attività educative per avvicinare gli stranieri residenti a Roma alla cultura e alla storia antica della città.
Nel pomeriggio Francesca Guida (Vicepresidente ECCOM)ha presentato due progetti di ECCOM, “Le trame del mondo”, un percorso interculturale di sviluppo del territorio, attraverso la valorizzazione delle competenze, al fine di promuovere nuova occupazione e favorire l’inserimento sociale e lavorativo, integrando il “saper fare” locale con le contaminazioni creative provenienti da altre culture, esperienze e contesti differenti. È ancora in corso il progetto “Musei Accoglienti”, realizzato in collaborazione con CIR – Consiglio Italiani per i rifugiati e 34°Fuso. Si tratta di un percorso di formazione e sperimentazione, rivolto a operatori museali, universitari e migranti del territorio pugliese, punta alla costruzione di competenze e pratiche innovative (dalle strategie di audience development al digital storytelling) per rendere il patrimonio culturale più fruibile e accessibile. Infine ci ha condotti nel vivo della progettazione partecipata, coinvolgendo il gruppo in un focus group. Non vediamo l’ora che la progettazione abbia inizio!